Nino Canino

Storico puparo e grande maestro di vita

Rosalia Cusumano

Terminati gli studi della triennale in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo è giunto il momento tanto atteso della scelta della tesi di laurea.

Avevo tante idee per la testa ma cercando in lungo e in largo mi venne in mente di una tradizione tanto radicata nel mio paese di origine: Partinico. In questo paese, che tanto viene criticato per i suoi difetti, ha vissuto un uomo che ha creato e portato avanti per tutta la vita la grande tradizione dell’opera dei pupi.

Lui è Nino Canino, storico puparo ma soprattutto grande maestro di vita. Per mia fortuna ho avuto la possibilità di farci due chiacchiere perché quello che mi interessava era scoprire il mondo delle marionette e il motivo per cui quelle storie, quei personaggi lo affascinassero così tanto, da esserne quasi geloso.

Dal canto suo Don Nino si mostrò ben lieto di aiutarmi e di raccontarmi la sua arte allestendo un piccolo spettacolo e consentendomi in tal modo di stare con lui dietro le quinte per osservare da vicino, le tecniche, le dinamiche e la maestria di quel piccolo grande mondo. Fu subito facile per me scoprire i motivi per cui l’opera dei pupi affascinasse così tanto. I pupi non sono marionette, i pupi hanno un anima, sono dei veri compagni di vita.

Oggi voglio raccontarvi quindi della grande personalità di Nino Canino, colui che ha fatto dell’opera dei pupi la sua passione ma soprattutto il suo mestiere, sperando in tal modo di rendere testimonianza della sua grande attività e arricchire la conoscenza di una delle più importanti tradizioni della nostra isola, riconosciuta a merito come Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità dall’Unesco.

La famiglia Canino trova il suo capostipite in Liberto, puparo e costruttore di pianini a rullo, il quale apre a Palermo in Via dei Fornai la sua “Opera dei pupi di Canino”.

Contemporaneamente a Gaetano Greco si contende il primato di aver portato la conoscenza dei pupi a Palermo. Ebbe dieci figli, ma di questi solo due continuarono la tradizione: Luigi ed Antonino. Quest’ultimo impianta il suo teatro a Termini Imerese operando stabilmente anche a Carini e con un teatrino mobile a Partinico.

E’ il 1948, l’anno in cui Antonino decide di lasciare un intera tradizione al suo primo nipote, che come lui porta il nome di Antonino, per gli amici Nino.

Nino, nasce a Partinico nel 1929 e rappresenta la IV generazione di pupari nella sua famiglia.

Fin da piccolo sono sempre stato un grande osservatore..

Nino mi racconta del nonno come una persona molto gelosa del suo mestiere e dei suoi pupi; colui che non amava mettersi in competizione, tanto meno con lui che ai tempi era solo un ragazzino troppo curioso. Per questo ha dovuto corrergli dietro, cercare di captare i segreti di quell’affascinante mestiere.

Per lui però arrivò ben presto la maggiore età e la fine del servizio militare e fu in quel momento che il nonno, che stava lavorando ad una spettacolo a Carini, disse al padre di Nino:

To figghiu ormai mi pare grannuzzu, un mu po’ purtari? ..

E’ solo a partire da quel momento che Nino conosce veramente i pupi, comincia a studiarli a fondo, allestendo, insieme al nonno, spettacoli di storie riguardanti i Reali di Francia, Guido Santo, Dolores e straniero, i Paladini di Francia e altre storie desunte dai poemi epici letterari come la Gerusalemme Liberata e l’Orlando furioso lasciando spazio anche a temi più leggeri con le farse dei classici personaggi, Nofriu e Virticchiu.

Ciò che affascinava Nino, era anche il fatto che essendo un teatro itinerante, ogni volta, tutto doveva essere montato su dei supporti di camion e ciò permetteva di spostarsi di paese in paese e dare quindi la possibilità di coinvolgere un gran numero di spettatori.

Ben presto imparò ad impostare le voci da affidare ai suoi pupi, a costruirli e ad armarli, a vestirli a seconda del colore simbolico del personaggio, a collezionarli, a mettere in scena e a capirsi con gli occhi con gli altri pupari e aiutanti. Con il passare degli anni Nino non si limitò a lavorare in Sicilia, ma compì anche numerose tournée in Europa: Francia, Spagna, Berlino.

Ero uno spirito libero e forse vorrei esserlo ancora adesso.. ma ho 86 anni.

Nino continua emozionato a parlarmi di come il mestiere del puparo è tanto impegnativo, e mi consiglia di seguire uno spettacolo da dietro le quinte perché è lì, in quel piccolo spazio nascosto agli occhi del pubblico, che si concentra la vera natura di uno spettacolo.

Si arriva ad una personificazione pressoché totale prima tra puparo e pupo e conseguentemente tra spettatore e pupo, fino a non considerarlo più un semplice burattino ma come una persona in carne e ossa e a proposito Nino mi racconta una piccola storia:

Il pubblico si sentiva non solo partecipe attivamente della rappresentazione, in quanto inveiva contro il puparo se lo spettacolo non era gradito o poteva apprezzarlo con urla fragorose, battito di mani e di oggetti, ma della natura stessa delle storie rappresentate e dei suoi protagonisti.

L’opera dei pupi era fortemente legata alla tradizione, per questo quando Nino doveva scegliere le storie da rappresentare non cambiava mai i contenuti né tanto meno apponeva una qualche forma di variazione al testo classico dei cicli carolingi.  

L’insegnamento gli venne dato sempre dal nonno che trascriveva i libri storici che acquistava in sceneggiatura, fornendo i copioni di ogni rappresentazione ai figli in modo che essi potessero ogni volta adattarli agli spettacoli e dando quindi forma a dei manoscritti che oggi per Nino hanno un valore inestimabile.

Quando chiedo a Nino, quale sia stato il periodo d’oro della sua carriera mi risponde subito:

Il periodo d’oro per me corrisponde a tutta la mia carriera!

Negli anni 60, Nino viaggia per molte regioni d’Italia ed in particolare in Liguria dove rappresenta Giulietta e Romeo, repertorio classico riadattato per l’opera.

Arrivano poi le tournée nei paesi scandinavi: Norvegia, Svezia e Danimarca. Immediato fu il consenso del pubblico tanto da spingere Nino a trasferirsi per un anno a Parigi dove impianta un piccolo teatrino nel quartiere latino.

Nel 1973 viene nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Nel 1976 a Parigi conosce Sjlvia Monfort direttrice del teatro Noveau Carrè e nel 1979 partecipa a “l’anee des Abbeyes Noemandes”.

Dal 1989 ad oggi la numerosa collezione di pupi che vanta Nino presso il suo personale museo alla Real Cantina Borbonica di Partinico, è tutelato dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali e Ambientali e l’ultima delle sue grandi soddisfazioni risale al 2001 quando l’Unesco gli rilascia il certificato in cui si riconosce il teatro dei pupi come patrimonio dell’Umanità.

Nino nel suo racconto di vita lascia trasparire anche l’altra faccia della medaglia. Si sofferma soprattutto sul fatto che il teatro dei pupi oggi non coinvolge più un grosso numero di partecipanti rispetto a prima, se non per qualche progetto scolastico o per turismo. Questo perché ormai ci troviamo nell’Era della digitalizzazione e le forme di divertimento per i giovani sono altre.  

La prima crisi del teatro dei pupi infatti arriva già a partire dagli anni trenta, in concomitanza con la diffusione del cinema; tuttavia fu una crisi che si superò facilmente, poiché gli opranti continuarono a moltiplicarsi numerosi. La seconda grande crisi avvenne intorno agli anni cinquanta, in concomitanza con l’avvento della televisione, ma certamente non solo per questa.

Il declino coincide con un diffuso disinteresse per questa forma di teatro popolare e per il suo repertorio. L’opera dei pupi oggi sembra essere finita nel dimenticatoio, una tradizione legata a quel passato di stenti per le classi umili, un passato quasi da dimenticare non per Nino però, che per tutta la vita si è impegnato a tutelare la sua arte, ad insegnare e ad insegnarmi a non dimenticare mai il vero valore di una tradizione perché qualunque essa sia, ci identifica, ci spinge a portare avanti le nostre passioni, le nostre idee rendendoci unici sopra ogni cosa.

Grazie Nino

Rosalia Cusumano

Nino Canino

Storico puparo e gran maestro di vita

Rosalia Cusumano  © 2016 - Tutti i diritti riservati.

Ebook realizzato all’interno del Corso Eis - Elaborazione Immagini e Suoni del Prof. Antonio Gentile,Università di Palermo - Anno accademico 2015-16

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